Luca Cambiaso (Moneglia 1527-Madrid 1585).
Iniziò la sua attività pittorica lavorando con il padre Giovanni con il quale collaborò in alcune opere. La sua formazione maturò attraverso le possibilità offerte dagli esempi importanti di artisti attivi presso il Palazzo del Principe Doria a Fassolo, Perin del Vaga, Pordenone, ma soprattutto Beccafumi. Ma fu l’opera di Michelangelo a impressionare Luca, sensibile, come molti giovani artisti attivi in quegli anni, alle novità introdotte dal Buonarroti. Opere che Cambiaso poté conoscere attraverso le stampe che circolavano e probabilmente in occasione di un primo viaggio a Roma di cui peraltro non abbiamo prove certe. Sono di questo momento, verso la fine degli anni quaranta, gli affreschi del Palazzo Spinola, ora della Prefettura –carichi di un gigantismo enfatizzato– e l’Adorazione dei magi della Galleria Sabauda a Torino, vicina ai modi di un artista coevo come il Tibaldi. Questo modo "muscoloso" e violento di concepire la forma umana, ribadito nei disegni giovanili, venne in parte moderato dall’incontro con Galeazzo Alessi, l’architetto perugino che lavorava per l’aristocrazia genovese alla metà del secolo,e con Giovan Battista Castello detto il Bergamasco con il quale iniziò una collaborazione che continuò per molti anni. Colori vivaci , pennellata densa , stesure rapide e "sprezzate" caratterizzano le opere degli anni cinquanta: la Natività della Pinacoteca di Brera a Milano costituisce una prova di grande originalità e forza cromatica, come i dipinti per la Chiesa di S. Bartolomeo degli Armeni –su tavola come molte delle opere del primo periodo– con i quali si chiude il decennio degli anni cinquanta e si apre il periodo centrale dell’attività dell’artista. La sua attenzione si rivolge verso Correggio con la Madonna della Cella nell’omonima chiesa di Sampierdarena e poi verso i Veneti come mostrano alcuni soggetti profani. Nelle grandi decorazioni a fresco,in palazzi e chiese, spesso in collaborazione con il Castello, Cambiaso esprime le sue doti: l’Armenini, un critico famoso dell’epoca, dice di averlo visto tenere in entrambe le mani i pennelli con i quali definiva rapidamente forme e stesure di colore. Gli affreschi in San Matteo (1561), quelli nella villa Cattaneo Imperiale con il Ratto delle Sabine (1564 ca.), in Palazzo Grimaldi alla Meridiana con Storie di Ulisse(1565 ca.) e nella Cappella Lercari in Duomo (dopo il 1567) mostrano bene l’idea di Cambiaso di segnare lo spazio con i corpi, ponendoli con grande abilità in scorci arditi. Le sue figure partono da una semplificazione geometrica evidente in molti disegni "cubici" che furono una delle caratteristiche dell’artista. Importanti negli anni settanta anche molti dipinti religiosi –siamo nell’epoca immediatamente successiva al Concilio di Trento- ove emerge sempre più una tendenza a semplificare forme e gamma cromatica. In alcuni casi le scene sono trattate in notturno e illuminate da una candela che aiuta la concentrazione sulla scena e la meditazione del fatto religioso come nel Cristo davanti a Caifa dell’Accademia Ligustica o nella Madonna della Candela di Palazzo Bianco. Nel 1583 Cambiaso lascia Genova e parte per la Spagna, come aveva fatto già negli anni sessanta il Castello –i legami tra Genova e la Spagna erano fortissimi– e là è chiamato dal re Filippo II a una difficile impresa, dipingere tutte le pale d’altare e gli affreschi per la chiesa di San Lorenzo dell’Escorial e delle tele raffiguranti la Battaglia di Lepanto (da queste sono derivati gli arazzi conservati nella villa del Principe). Agli ordini del Re e dei suoi consiglieri che gli impongono iconografie precise e rigorose, si aggiunge il disagio di dover lavorare in fretta nel difficile clima della zona per completare la decorazione della grande volta. Cambiaso morirà nel 1585 lasciando in Spagna i collaboratori che aveva condotto con sé da Genova, alcuni dei quali come il Tavarone e il figlio Orazio torneranno più tardi in patria.
Bibliografia
- W. Suida-B. Suida Manning, Luca Cambiaso, la vita e le opere, Milano 1958.
- L. Magnani, Luca Cambiaso: da Genova all'Escorial, Genova 1995.